Nota di aggiornamento

D.E.F.: Aspetti problematici

La crescita del PIL per il 2016 si riattesta in diminuzione allo 0,8%, mentre per il 2017, contro una precedente previsione programmatica al 1,2%, si prevede una riduzione allo 0,7%.

Sulla “Manovra” per il 2017, che viene prevista pari a circa 23/24 miliardi , le risorse aggiuntive per circa 8-9 miliardi dovrebbero provenire dalla “Spending Review”, da un ulteriore provvedimento di “rientro dei capitali” e da interventi fiscali (leggasi: ritocco di imposte e tasse e “Lotta all’evasione”). Come è evidente si tratta di previsioni virtuali e vaghe a fronte delle quali non si sono quasi mai ottenuti effettivi risultati. A questo quadro estremamente debole, si contrappone negativamente la “spada di Damocle” delle “clausole di salvaguardia” per circa 15 miliardi di aumento dell’IVA, che scatterebbero se fallissero nel 2017 le previsioni sulle entrate e le minori spese.

Un ulteriore grave dubbio emerge dalla previsione governativa di poter ottenere in sede di Unione Europea una ulteriore flessibilità sui deficit di circa 8 miliardi a causa dei sovracosti relativi al terremoto ed alla accoglienza degli emigranti. Trattasi di circa lo 0,4% del Pil che, comunque, andrebbe a gravare pesantemente sul prodotto interno e sul livello del deficit effettivo (anche se graziato dall’ accordo europeo). Così il deficit concordato a livello europeo passerebbe dal 1,8% al 2,4% effettivo per il 2017, aggravando la situazione del Paese.

Sembra evidente che alle considerazione di politica economica sfugga completamente la differenza tra i flussi di cassa effettivi e le poste del bilancio contabile per cui l’utilizzo forzato di risorse finanziarie si equivarrebbero, nel bilancio dello Stato, a tali rilevazioni contabili di competenza e previsione. Ma non è così; i bilanci di competenza e di previsione seguono una strada diversa da quelli della finanza e le operazioni di spesa a flussi liquidi incidono comunque sulle reali condizioni delle risorse e fabbisogni dello Stato, prescindendo se contabilmente risultano come registrazione nei parametri della “flessibilità” concessa o acquisita.
Anche le previsioni sul debito pubblico si rilevano in senso negativo per il 2016. Infatti contro la previsione determinata nel 2015 del 132,3%, nel 2016 il passivo della P.A. si attesta ora al livello del 132,8%. Nel Documento si rinvia al 2017 una possibile riduzione al 132,2%, ma dalla verifica delle condizioni e delle scelte indicate, nonché dagli effetti della “manovra”, ben difficilmente si otterrà concretamente una riduzione per il prossimo anno.

Sulla “Legge di Bilancio” 2017, che il governo presenterà alla Camera entro Ottobre peseranno in modo rilevante tutti questi elementi. Su di essa poi incidono tutta una serie di interventi caratterizzati dalla vaghezza delle poste indicate e dalla illusione su alcuni delicati aspetti come la Spending Review e la Voluntary Disclosure di cui come, si è già fatto cenno, non vi è alcuna certezza, né sugli effettivi provvedimenti, né tantomeno sui risultati fondati su numeri irrilevanti e incerti.

La stessa Legge di Bilancio è poi caratterizzata dalla frammentarietà e parcellizzazione dei probabili interventi che vanno da ulteriori mance per i giovani studenti alla sempre presente “no tax area” che non ha, e non può avere, alcuna consistenza e concretezza riguardando solo pochi spiccioli e qualche zero virgola che non danno ossigeno a nessuno. Molto grave ai fini del quadro generale e della coerenza dell’attività legislativa la marcia indietro di fatto sulle pensioni con il pensionamento anticipato e l’allargamento della platea dei “lavori usuranti”. Tali provvedimenti, a parte il metodo di fare leggi per accontentare i vari sindacati, riaprono il grave aspetto degli equilibri, in prospettiva, dei futuri assetti del bilancio dello Stato, senza alcuna certezza sui costi effettivi e indotti di tale precario ribaltamento di fronte.

Nell’importante settore degli investimenti– vera ed essenziale chiave di ogni processo di crescita e di sviluppo dell’occupazione e del Pil – e del rilancio delle attività edilizie, poi, si ritorna sul criterio dei “superammortamenti”, sistema che non tiene conto del fatto che per applicare tale beneficio fiscale è necessario che si rinnovino e si amplino impianti e macchinari, ma ciò non avviene nella attuale stagnazione e paralisi di tutte le attività economiche. Pochi imprenditori audaci e fiduciosi delle prospettive del Paese e della sua forte ripresa oggi si azzardano ad investire in beni e strutture mobili e immobili, laddove la manifattura, i servizi e soprattutto le possibilità di finanziamento bancario e del mercato dei capitali, languono senza una prospettiva nazionale ed europea. Pertanto il “superammortamento” rappresenta nella realtà una illusoria indicazione.

Sono poi previsti in modo abbastanza oscuro provvedimenti “per la razionalizzazione degli incentivi fiscali”, pericolosa ed incognita indicazione poiché fa solo prevedere, comunque, un aumento della pressione fiscale attraverso il famigerato metodo dei “ritocchi”.

In conclusione la <> ed i contenuti riscontrabili in molte parti della “Legge di Bilancio per il 2017” non modificano di certo in meglio il quadro generale delle situazioni del Paese e dei cittadini, né tantomeno prospettano iniziative e idee capaci di dare veramente e concretamente una forte spallata ad una situazione che continua a presentarsi, anche per il futuro a breve, stagnante e paralizzata.

di Roberto Sanseverino

Roma, 4 ottobre 2016